Nell'estate del 2008 i prezzi delle
materie prime macinavano nuovi record assoluti e, in particolare, il
prezzo del petrolio raggiungeva un valore pari a oltre 14 volte
quello del minimo relativo di 10 anni prima. Questi eventi funsero da
innesco facendo esplodere le contraddizioni di un sistema economico
pesantemente condizionato dalle speculazioni immobiliari e
finanziarie. Tale crescita dei prezzi ingenerò, infatti, nelle
banche centrali la solita corsa al rialzo dei tassi di interesse nel
tentativo di scongiurare l'insorgere di spinte inflazionistiche. Ma
il neoliberismo rampante aveva già minato il potere d'acquisto delle
classi medie costrette oramai a ricorrere in modo sconsiderato al
credito al consumo e la crescita del costo del denaro, con l'enorme
numero di persone titolari di mutui a tasso variabile, non poteva, a
quel punto, non determinare un tracollo dei mercati immobiliari. In
un simile contesto i titoli cartolarizzati corrispondenti ai crediti
delle banche nei confronti degli aspiranti proprietari di immobili
divennero carta straccia e il mercato finanziario si ritrovò
sull'orlo dell'apocalisse. Oggi sappiamo, ahimé, come è andata a
finire, i governi, indebitandosi sempre più, hanno salvato,
ovviamente con i soldi dei contribuenti, i colossi bancari sull'orlo
del fallimento mentre coloro che più di tutti erano i responsabili
di tale situazione, speculatori senza scrupoli insaziabili
accumulatori di denaro, dopo una piccola pausa, hanno ripreso
indisturbati le loro attività. Certo quando poi l'agenzia di
rating di turno svaluta il debito di qualche paese, causando tagli
senza pietà al welfare e ulteriori restringimenti di cinghia agli
ultratartassati lavoratori dipendenti, loro sono invece lì in prima
linea a fare i loro giochini finanziari lucrando sui danni che hanno
causato. Detto questo la recessione negli ultimi mesi si era
trasformata in una timida ripresa e i tassi di interesse, almeno
quelli ufficiali, si erano adagiati su valori bassissimi. Da
qualche settimana, però, ci sono dei segnali che fanno pensare che
la relativa "pacchia" sia già al capolinea. Il prezzo
del petrolio, infatti, è tornato ben oltre i 100$ al barile, mentre
i tassi di riferimento, tipo l'euribor, dopo aver toccato i loro
minimi hanno iniziato un'ascesa inesorabile. A questo punto la
situazione inizia a presentare delle analogie con il 2008, sperando,
per lo meno, che non compaia il temibile spettro della stagflazione.
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