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kiatto, "postato" il 20/05/19 alle 22:45:27

L'epidemia dei suv

Solo fino a pochi anni fa in Italia e, più in generale, in Europa possedere un gippone era considerato sintomo di megalomania o, comunque, una spacconata da americani.
Ma negli anni 2000 le cose sono, però, cambiate e già nel 2005, 14 anni or sono, in Italia, sono stati venduti oltre 150000 fuoristrada, quasi il 6,7% del totale.
Non si trattava di una moda passeggera ma, ahimè, di un cambiamento strutturale di lungo termine: negli anni successivi, infatti, la quota di mercato dei fuoristrada si è tuttaltro che ridimensionata tanto da arrivare al 9,6% del totale l'anno scorso.

Il cavallo di Troia dei crossover

Ma la trasformazione più clamorosa del nostro parco auto è da attribuirsi ai crossover, quei macchinoni che rappresentano una specie di fuoristrada resi appena più accettabili come mezzi di trasporto per gli spostamenti privati dei singoli o delle famiglie.
In pratica, con l'introduzione dei crossover a metà del primo decennio del 21o secolo, viene meno il confine tra le carrozzerie di tipo suv e le "normali" auto.
Sono state infatti introdotte, dalle case automobilistiche alla ricerca di maggiori profitti, nuove carrozzerie ibride con caratteristiche ambigue che hanno definitivamente sdoganato il suv.
L'invasione dei crossover è stato un fenomeno tanto spettacolare quanto dannoso dal punto di vista sociale e ambientale:
nel 2005 in Italia sono stati venduti 87 crossover, divenuti 424 l'anno successivo e 12583 nel 2007. Il boom delle vendite dei crossover è poi proseguito ininterrottamente negli anni successivi tanto che la quota di mercato di tale categoria è cresciuta costantemente fino ad arrivare al 31,8% delle auto vendute nei primi mesi di quest'anno.
Ad oggi dunque, prendendo sempre in considerazione il primo quadrimestre del 2019, il totale dei suv venduti ammonta a ben 41,02% del totale delle auto oramai non troppo lontano dal totale delle berline vendute, valore che, viceversa, ha subito un continuo decremento negli ultimi anni, fino ad arrivare al 48,1%.

Una tendenza europea e globale

Tutto questo è in linea con quanto sta avvenendo nel resto d'Europa dove, con oltre 5 milioni di unità vendute l'anno scorso, i suv rappresentano oramai circa il 34% del mercato delle auto.
Non diversamente vanno le cose nel resto del Mondo e, dunque, globalmente si è passati dai circa 16,66 milioni venduti nel 2014 ai 29,77 venduti lo scorso anno con un balzo nella quota di mercato dal 22,4 al 36,4%.
Per continuare a fare sempre più profitti le multinazionali dell'auto devono fare in modo che l'autovettura privata rimanga al centro della scena sociale e dei desideri. In quest'ottica anche le dimensioni contano e veicoli più voluminosi e ingombranti occupano meglio il palcoscenico monopolizzando gli spazi urbani e scoraggiando ancor di più altre modalità, di spostamento e altre attività umane quali il gioco all'aperto dei bambini.
Basterebbe distogliere per un momento l'attenzione dalle martellanti campagne pubblicitarie delle case automobilistiche per scoprire che le misurazioni dei livelli di CO2 presenti nell'atmosfera effettuate all'Osservatorio di Mauna Loa alle Hawaii hanno fatto registrare giusto Mercoledì scorso (l'ultimo dato disponibile) un nuovo valore record a dimostrazione che la concentrazione dei gas serra sta subendo un incremento costante che sta sfuggendo di mano.
In questo contesto se già le automobili sono un mezzo insostenibile per gli spostamenti a maggior ragione lo sono i veicoli di dimensioni eccessive il cui impatto, a parità di efficienza del motore, è ovviamente maggiore.
Ma la dilatazione dimensionale delle autovetture private in atto da decenni dimostra quanto, in questa società, gli interessi specifici di alcuni soggetti prevalgano senza se e senza ma su quelli generali.
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kiatto, "postato" il 25/02/19 alle 21:11:49

66 metri

Prendendo per buoni i calcoli del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC), se tutti i ghiacciai terrestri dovessero fondersi completamente, al netto di altri fattori, il livello dei mari crescerebbe di oltre 66 metri.
La sola calotta glaciale antartica da sola equivale a 58,3 metri mentre i ghiacci groenlandesi valgono un potenziale aumento del livello degli oceani pari a 7,36 metri.
Bisogna, inoltre, tener presente che il riscaldamento globale oltre a liquefare i ghiacciai contribuisce all'aumento del livello del mare determinando una dilatazione del volume degli oceani causata dall'aumento delle temperature.
Fino ad oggi perà le previsioni più accreditate relative alla crescita del livello degli oceani nei prossimi decenni sono molto allarmanti ma non apocalittiche: nel 2007 l'IPCC prevedeva, nello scenario peggiore, un aumento di 60 cm, che erano diventati 90 nelle stime del 2014 dello stesso ente. Altre previsioni di fonte comunque autorevole si sono spinte fino a un possibile aumento di 270 cm entro l'anno 2100.
Considerando però che il global warming procede inarrestabile, la nostra specie non sembra per il momento in grado di prendere adeguate contromisure e che il cambiamento climatico scatenato è un processo non lineare, mi fido ben poco delle già allarmanti previsioni di cui sopra. In fondo basterebbe lo scioglimento di circa il 6% dei ghiacci antartici e l'acqua marina raggiungerebbe il mio giardino.
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kiatto, "postato" il 17/09/18 alle 22:21:22

Punto di svolta?

Il tragico crollo del ponte autostradale Morandi a Genova ha fatto evocare ad alcuni esponenti dell'attuale governo in carica l'ipotesi di una rinazionalizzazione della rete autostradale italiana.
Per la prima volta dopo decenni il tema della proprietà di una delle maggiori attività economiche nazionali è oggetto di dibattito e la natura privata della stessa muove aspre critiche ed è messa in discussione.
La lunga stagione delle privatizzazioni italiane, un saccheggio tanto spudorato quanto poco osteggiato del patrimonio pubblico da parte di potentati economici contigui alla classe politica, potrebbe avviarsi, finalmente, al tramonto un po' perché non c'è rimasto quasi più nulla da cedere e un po' perchè gli effetti nell'immaginario collettivo della caduta del muro di Berlino, a distanza di ormai quasi trent'anni, vanno esaurendosi.
"Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" recita il proverbio ma già sentire parole di segno opposto rispetto a quelle pronunciate negli utlimi 3 decenni è già di per sé una svolta.
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kiatto, "postato" il 09/05/18 alle 22:44:29

2018: fine della restaurazione neoliberista in America Latina?

L'anno in corso potrebbe coincidere con quello della fine dell'attuale restaurazione neoliberista in corso in America Latina.
Il processo di riconquista da parte di forze conservatrici e funzionali al predominio statunitense in quella parte del mondo potrebbe, infatti, arrestarsi Domenica 1° Luglio quando si terranno le elezioni federali in Messico.
Ad oggi, infatti, i sondaggi sembrano indicare una probabile vittoria da parte della coalizione di sinistra guidata da Andrés Manuel López Obrador.
In Ottobre, invece, si terranno le elezioni generali in Brasile dove il presidente del Partito dei Lavoratori Luiz Inácio Lula da Silva sarebbe largamente favorito ma una serie di complicazioni giudizarie dovrebbero affossare la sua candidatura riducendo seriamente le possibilità di strappare il Brasile dal giogo nel quale è caduto dal 2016.
Prospettive, infine che si fanno movimentate anche in Argentina, paese vittima di un nuovo dissesto finanziario, che ha costretto, nelle ultime ore, il governo conservatore di Mauricio Macri a richiedere l'intervento del Fondo Monetario Internazionale in un contesto di popolarità in caduta libera a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali.
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kiatto, "postato" il 05/02/18 alle 22:43:55

Quel dettaglio

A più riprese, negli ultimi mesi, il Mondo ha seguito con apprensione l'escalation di tenesione tra governi della Corea del Nord e degli Stati Uniti d'America.
I mass media occidentali che, in fondo, non hanno drammatizzato questa vicenda più di tanto (forse perchè l'estremo Oriente è percepito come remoto) ci hanno descritto gli eventi dominati da un giovane dittatore folle e senza scrupoli, Kim Jong-un, che nel suo delirio di onnipotenza sta tentando di trasformare il suo paese ( che avrebbe bisogno di ben altri tipi di progresso) in una potenza nucleare.
La situazione si è aggravata a inizio 2017 quando un personaggio così poco portato per la diplomazia come Donald Trump è divenuto il nuovo presidente USA.
Questa narrazione degli eventi sembra abbastanza coerente e le responsabilità della situazione abbastanza palesi a meno che non si faccia una ricerca un po' più approfondita sulla rete dalla quale emerge un particolare importante che stranamente la libera e plurale stampa dei paesi cosiddetti democratici, escludendo sporadiche e irrilevanti eccezioni, ha sistematicamente omesso:
il segretario alla difesa del governo presieduto da George W. Bush (il presidente che in occasione del suo discorso sullo stato dell'unione del 29 gennaio 2002 includeva nella sua lista di paesi costituenti il cosiddetto Asse del male - Axis of evil proprio la Corea del Nord) Donald Rumsfeld pochi mesi prima di quest'incarico politico, nelle vesti di direttore non esecutivo della multinazionale del settore tecnologico Asea Brown Boveri, ha portato a termine l'affare da 200 milioni di dollari relativo alla fornitura, proprio al regime della Corea del Nord, di due reattori nucleari. Ma si può sinceramente credere che questo sia avvenuto solo per interesse personale e che la CIA o chi per essa abbia lasciato che si fornisse a uno "stato canaglia" il necessario per dotarsi di un arsenale atomico?
In seguito all'impeachment votato nel Dicembre 2016, la ex presidente della Corea del Sud Park Geun-hye, è stata sollevata dal suo incarico per le accuse di corruzione e abuso di potere.
Nel mese di Maggio 2017 le nuove elezioni politiche sono state vinte dal "progressista" Moon Jae-in che ha posto fine a un decennio di dominio conservatore propugnando un cambio di rotta in politica estera con l'intenzione di rendere il paese meno dipendente dal patronato USA e cercare un maggior dialogo con Pyeongyang.
Ma proprio i tentativi di sospensione del THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) da parte di Moon Jae-in hanno coinciso con nuove provocazioni da parte di Kim Jong-un e dunque, sembra che si sia comunque arrivati al completo dispiegamento di quel sistema missilistico (fornito dall'inquietante Lockheed Martin) in Corea del Sud.
Le bizze del "Rocket Man" hanno dunque fatto il gioco dei falchi dell'amministrazione statunitense fornendo il pretesto per installare un sistema missilistico a ridosso dei territori di Cina e Russia e realizzando forse il sogno di qualche mente ottenebrata dalla follia militaristica.
Ma Kim Jong-un è solo il nemico necessario capitato al momento giusto o forse un commediante al servizio del lato più oscuro dei vertici politici dell'Occidente?
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Kiatto, "postato" il 23/07/17 alle 15:19:37

Che razza di razze

Nel questionario da compilare periodicamente per l'Ufficio del censimento i cittadini statunitensi devono indicare la razza di appartenenza dei soggetti censiti. Sul relativo sito web, consapevoli, evidentemente, della pochezza scientifica del concetto di razza umana, viene, non a caso, fatta la seguente precisazione:
"The racial categories included in the census questionnaire generally reflect a social definition of race recognized in this country and not an attempt to define race biologically, anthropologically, or genetically".
Una definizione sociale, dunque, di per se molto discutibile e contraddittoria per la quale, non a caso, si fa riferimento, in particolare, alle categorie di bianco e nero/negro residuo di quei tentativi pseudoscientifici di classificazione tassonomica della specie umana effettuati negli ultimi secoli.
Eppure il termine "razza", già di per se, è scientificamente inadeguato per i fini con i quali è stato utilizzato in riferimento alla specie umana in quanto si tratta di un termine proprio della zootecnia che sta a indicare un gruppo di animali appartenenti alla stessa specie che sono stati selezionati in modo da possedere determinate caratteristiche proprie.
Allo scopo di suddividere la specie umana in gruppi biologicamente distinti sarebbe forse più corretto utilizzare il concetto di sottospecie tentativo che però sarebbe comunque vano dato che non esistono dei confini biologici inequivocabili che separino le popolazioni umane.
Storicamente sono state in auge delle classificazioni basate su caratteristiche molto superficiali ed evidenti come il colore della pelle. In quest'ultimo caso si tratta però di un semplice adattamento delle popolazioni all'ambiente: in seguito a una migrazione in pochi secoli, la pigmentazione della pelle di un gruppo umano determina un imbrunimento della pelle nel caso di una maggiore esposizione ai raggi UV (fornendo una maggiore protezione) oppure, in caso contrario, uno schiarimento (consentendo la penetrazione almeno di una piccola porzione di luce ultravioletta sottopelle per produrre vitamina D per coloro che vivono in luoghi poco soleggiati).
Gruppi umani geneticamente molto diversi tra di loro possono, pertanto, condividere la stessa pigmentazione della pelle e d'altra parte due gruppi umani geneticamente affini possono, invece, essere caratterizzati da un colore della pelle nettamente differente. A parità di geni, poi, il colore della pelle cambia anche notevolmente a seconda delle abitudini dell'individuo. In Europa, ad es., l'abbronzatura è sinonimo di bellezza mentre in estremo Oriente vale esattamente il contrario. Misurare il reale livello medio di pigmentazione di una popolazione è dunque quantomeno problematico. Ma se il colore della pelle non è un parametro adatto a definire gruppi umani geneticamente affini lo stesso vale anche per le altre caratteristiche utilizzate storicamente come l'indice cefalico. Le categorie razziali tuttora in voga sono dunque completamente arbitrarie e fondate tentativi di classificazione scientifica assolutamente grossolani oltre che riflettere un punto di vista prettamente eurocentrico. La verità è che la specie umana presenta si un discreto livello di variabilità genetica frutto della sua espansione in ambienti geografici estremamente eterogenei e del temporaneo isolamento (soprattutto in periodi preistorici) di alcune popolazioni ma la suddivisione della stessa in gruppi rigidamente distinti è un esercizio inutile e senza possibilità di successo da un punto di vista scientifico che riflette più che altro il desiderio da parte del classificatore di separare in gruppi le popolazioni umane per esigenze extrascientifiche.

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Kiatto, "postato" il 01/05/17 alle 23:08:09

Popolazione italiana anno 2066

Da pochi giorni sono state pubblicate dall'Istat le previsioni demografiche relative all'Italia fino all'anno 2066. Secondo lo scenario mediano di queste previsioni la popolazione italiana, dopo una fase di relativa stabilità, sarebbe caratterizzata da un decremento che la porterebbe dagli attuali 60,7 ai 53,4 milioni di individui nell'anno 2066. Si tratta di una previsione sicuramente accurata ma che rappresenta, a mio avviso, un esercizio puramente sofistico. Nei prossimi 50 anni, infatti, sono veramente tanti i possibili eventi che potrebbero completamente stravolgere queste previsioni. Sul fronte del saldo migratorio potrebbe materializzarsi, infatti, un esodo incontrollato dall'Africa o dall'Asia meridionale come non è da escludere un'Europa completamente fortificata impossibile da raggiungere e con flussi migratori in entrata azzerati. Da non escludere poi una fuga in massa dall'Italia per motivi economici o ambientali. Le famiglie italiane continueranno, poi, a fare pochi figli anche nei prossimi decenni? Sul fronte della mortalità, inoltre, sono possibili innumerevoli catastrofi, a partire dall'apocalisse climatica causata dall'effetto serra antropico per poi passare da un conflitto nucleare globale senza escludere il dilagare delle malattie causate dalle innumerevoli forme di inquinamento. D'altra parte il progresso scientifico potrebbe stupirci portando la durata della vita umana verso limiti inesplorati.
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Kiatto, "postato" il 29/09/16 alle 16:03:58

NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ecco su quale quesito si voterà al referendum del prossimo 4 Dicembre:
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Kiatto, "postato" il 24/08/16 alle 09:39:25

Congiuntura climatica globale

Un aggiornamento sulla situazione climatica globale:
secondo i dati della NASA dopo le anomalie record registrate in inverno, i mesi più recenti hanno fatto segnare valori più contenuti ma che rappresentano comunque i record mensili assoluti.
L'ultimo mese disponibile, Luglio 2016, ha manifestato un valore superiore di 0,84°C rispetto alla media di riferimento 1951-80 risultando comunque il Luglio più caldo di tutta la serie storica.
Per quanto rigurarda l'estensione dei ghiacci marini va segnalato che nell'Artide dopo i record negativi dei primi mesi del 2016 quest'estate ha fatto segnare un gravissimo deficit che però non è stato tale da battere i minimi del 2012 e del 2007.
Questo parziale ridimensionamento del riscaldamento globale che rimane comunque su livelli record è imputabile al venir meno de "el Niño". Nei prossimi mesi sembra che prevarrà invece la Niña favorendo un raffreddamento globale in un contesto di attività solare decisamente debole.
La misura della riduzione delle eccezionali anomalie termiche positive ci darà un'importante indicazione sui rapporti di forza tra effetto serra e fattori extra antropici.
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Kiatto, "postato" il 15/03/16 alle 15:41:39

Febbre altissima

Secondo gli ultimi dati della NASA riguardanti la temperatura media della superficie terrestre negli ultimi 1634 mesi solo 5 hanno superato di oltre 1 °C la media del trentennio 1951-80 e si tratta precisamente degli ultimi 5 mesi con Febbraio, l'ultimo della serie, che è schizzato a +1,35 °C, stracciando ogni precedente record compreso il precedente che risaliva soltanto al mese precedente che a sua volta aveva battuto il record del Dicembre 2015.
Siamo, insomma, proprio in questi mesi, di fronte a un'escalation senza precedenti delle temperature globali.
Se prendiamo le sole temperature terrestri dell'emisfero boreale l'anomalia del Febbraio 2016 sale a quota 2,36 °C. Valori ancor più impressionanti caratterizzano la regione artica dove, infatti, questo inverno l'estensione dei ghiacci marini è stata la minore di sempre, ovvero, dal 1979, da quando si dispone di dati satellitari sufficientemente accurati.
Il riscaldamento globale, insomma, avanza a grandi passi, preoccupa però la scarsa attenzione sull'argomento segno, forse, che non c'è abbastanza consapevolezza sui rischi associati alla catastrofe climatica in corso.
Del resto, il petrolio viene venduto a prezzi stracciati, la contentrazione di CO2 nell'atmosfera segna ormai valori stabilmente al di sopra delle 400 ppm e nessuno sembra seriamente intenzionato a cambiare il nostro modello di sviluppo.

Temperatura media globale: i 5 mesi più caldi (Gen 1880-Feb 2016)

MeseAnomalia (°C)
Febbraio 20161,35
Gannaio 20161,14
Dicembre 20151,10
Ottobre 20151,06
Novembre 20151,03
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Kiatto, "postato" il 14/10/15 alle 10:01:28

Due note stonate

Due note stonate turbano l'esecuzione della sinfonia dell'impero d'occidente.
Eppure il comunismo era dato per morto, le opinioni pubbliche addomesticate e la narrazione degli eventi in mano ai filibustieri del marketing.
Ciònonostante, alla guida del glorioso partito laburista britannico, soggetto politico che da decenni era stato trasformato in uno strumento utile solo per lobbisti delle multinazionali e pescecani della finanza, troviamo un tale, di nome Jeremy Corbyn, che dice cose, di sinistra, cose che non si sentivano, almeno nel Regno Unito, da decenni. Si paventa addirittura la (ri)nazionalizzazione delle ferrovie o l'uscita del regno dalla NATO. Cose che, seppur ritenute irrealizzabili dai soliti ben pensanti, tolgono il sonno ai pezzi grossi.
Ma, come se non bastasse, il sonno dei potenti è turbato anche da un altro inquietante figuro che si è sorprendentemente manifestato alle primarie del partito democratico oltre oceano. Bernie Sanders, forse, non ha praticamente speranze di vincere ma sta già condizionando le proposte politiche di Hillary Clinton che, nel frattempo, sente il terreno franarle sotto i piedi.
Non si tratta di nuovi e accattivanti sinistroidi post moderni alla Pablo Iglesias ma di due vecchi leoni noiosi, due sedicenti socialisti appartenenti idealmente a quel socialismo il cui significato originario, in gran parte d'Europa, è stato stravolto dalla storia grazie a generazioni e generazioni di opportunisti, trasformisti e ruffiani mentre nel mondo angloamericano è ancora sinonimo di anticapitalismo.
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Kiatto, "postato" il 21/07/15 alle 23:35:24

Miraggi

L'afa asfissiante che ci sta tormentando da giorni rende difficile credere a quello che emerge dal monitoraggio quotidiano delle anomalie termiche globali della superficie terrestre del sito cci-reanalyzer.org. Eppure forse, non si tratta di un'allucinazione. Da tali dati, sembrerebbe che, nei primi giorni di Luglio, ci sia stato un improvviso ridimensionamento del global warming che si è attestato, in queste prime 3 settimane di Luglio su valori di 0,3°C inferiori rispetto alla media 1971-2000 di Giugno, con un'anomalia media, per ora di "soli" 0,27°C.
Sarà forse un fenomeno effimero ma, dopo mesi e mesi di record del caldo a tutti i livelli ci attacchiamo anche a questo. Mi colpisce, inoltre, il fatto che questo si verifichi nel bel mezzo di un notevole Niño
Il ciclo solare 24, quello corrente, è risultato piuttosto fiacco e il suo picco di attività, che ci siamo lasciando alle spalle, è il più debole da decenni. Possibile dunque, che la diminuita attività solare stia iniziando a farsi sentire controbilanciando, almeno in parte, il riscaldamento globale antropogenico?
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Kiatto, "postato" il 19/01/15 alle 22:15:59

2014, l'anno più caldo di sempre

I primi dati dei vari centri di ricerca e monitoraggio del clima globale portano tutti alla stessa conclusione:
il 2014, l'anno che si è appena concluso, è stato il più caldo di sempre, o meglio, da quando si registrano le temperature terrestri.
Secondo la NASA, ad es., la media del 2014 supera di 0,68°C quella del periodo 1951-80, battendo di due decimi di grado il recente record del 2010 e collocando il 2014 al 1° posto del periodo 1880-2014.
Il NOAA giunge alla stessa conclusione assegnando al 2014 una media pari a 14,59°C contro una media di 13,9°C per l'intero 20° secolo, valore che batte di ben 4 decimi di grado i dati del 2005 e del 2010 che corrispondevano al record precedente.
In questo quadro non fa eccezione l'Italia che, secondo i dati ISAC-CNR, supera di ben 1,45°C la media 1971-2000, battendo di 8 centesimi di grado il famigerato 2003.
In questa situazione già di per sé poco rassicurante un ulteriore elemento di preoccupazione deriva dal fatto che questi record si sono verificati pur in assenza di episodi significativi del fenomeno noto come el Niño. Viene da domandarsi che succederebbe oggi con un Niño paragonabile a quello del 1998. L'allarmismo con toni apocalittici è un po' passato di moda ma ce poco da stare allegri: l'effetto serra antropico sta, insomma, facendo danni sempre più gravi.
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Kiatto, "postato" il 16/11/14 alle 16:28:56

Podemos?

L'ultimo sondaggio pubblicato da EL PAÍS delinea uno tsunami politico. In Spagna, il neonato movimento politico PODEMOS, già reduce da un ottimo risultato alle recenti elezioni europee (8% dei voti e 5 europarlamentari eletti) viene, per la prima volta, collocato, con il 27,7% al 1° posto nelle intenzioni di voto davanti sia all'opposizione socialista del  PSOE (26,2%) che al PPE (20,7%).
Le notizie, insomma, sono almeno due: la prima consiste nel fatto che una sinistra alternativa al neoliberismo, famiglia politica che dopo la caduta del muro di Berlino sembrava destinata alla scomparsa, sta godendo di un'improvvisa nuova vitalità come dimostra anche il grande successo di Syriza in Grecia (questo partito, fra l'altro, ha un livello di consensi tale da poter aspirare al prossimo governo).
Del resto i vari amici del gruppo Bilderberg o i frequentatori dell'Aspen Institute dimostrano una certa miopia se sperano di continuare a prosperare a scapito dei popoli affidandosi alla parvenza di democrazia data in Europa dalla falsa dialettica conservatori-socialisti. L'assetto attuale, infatti, è minacciato oggi, oltre che da un'eventuale risveglio di una nuova sinistra anticapitalista, anche dal dilagare di una destra ostile alla globalizzazione finanziaria.
La seconda notizia, invece, sta nel fatto che sembrano emergere nuove strutture politiche, nuove tipologie di partiti, organizzazioni meno adatte ai professionisti della politica, meno permeabili alle lobby e con interessanti elementi di democrazia diretta.
La sinistra novecentesca ha parzialmente fallito nel suo compito proprio sul terreno della democrazia e la possibilità di cambiare in meglio il Mondo si gioca proprio su questo terreno.
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Kiatto, "postato" il 18/09/14 alle 23:18:56

Record asimmetrici

Continua l'incredibile serie di record di estensione dei ghiacci marini antartici. Proprio in queste ore, secondo le stime del Polar Research Group facente parte del dipartimento di scienze atmosferiche dell'Università dell'Illinois, l'area coperta dai ghiacci marini dell'emisfero australe avrebbe raggiunto i 16.480.240kmq. Stracciato il precedente primato di 16.232.380kmq risalente al Settembre 2007.
Si consideri che tali dati si basano sulle immagini satellitari e che tale serie storica parte dal 1979.
Risulta particolarmente curioso che alcuni dei record o, comunque, livelli eccezionali, di estensione dei ghiacci marini australi coincidano con i più catastrofici record negativi dei ghiacci marini boreali (2007 e 2012).
Non è facile spiegare tale apparente relazione inversa, mi limito perciò ad azzardare tre possibili ipotesi:
  1. esiste un meccanismo climatico che determina una correlazione negativa tra le anomalie artiche e antartiche, un meccanismo forse dipendente dai Cicli di Milanković;
  2. il nostro pianeta, in questo momento, è soggetto a forzanti climatiche che spingono in direzioni opposte, da una parte l'effetto serra antropogenico mentre dall'altra alcuni fattori naturali che potrebbero determinare un raffreddamento globale. Questa situazione contrastata si rifletterebbe nelle contraddizioni climatiche attuali;
  3. la crescita di estensione dei ghiacci marini antartici non è altro che l'ennesimo sintomo di un pianeta soggetto a un riscaldamento inarrestabile. In realtà il crescente scioglimento dei ghiacci marini terrestri dell'Antartide (la cui massa supera di gran lunga quelli marini) sta determinando un anomalo raffreddamento dei mari prospicenti tale continente favorendone un maggiore congelamento superficiale.

record ghiacci marini antartici
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Kiatto, "postato" il 25/08/14 alle 23:10:42

Coherence

NYTimes.com, April 1, 2010.

After his meeting with Mr. Assad, Mr. Kerry said in a statement that the United States and Syria shared “a mutual interest in having a very frank exchange on any differences that may exist, but also on the many, many agreements that we have about the possibilities of peace in this region.” The United States and its Arab allies are hopeful that re-engagement with Syria may encourage its leaders to distance themselves from Iran, an economic and strategic alliance that Syria has fostered for decades.

CNSNews.com, March 28, 2011.

Doing the round of Sunday television talk shows with Defense Secretary Robert Gates, Clinton told CBS’s Face the Nation that the U.S. would not enter the conflict in Syria as it has in Libya. “No,” she said. “Each of these situations is unique.” While saying the administration deplored the violence in Syria, she contrasted the situation to that of Libya. “What’s been happening there [in Syria] the last few weeks is deeply concerning, but there’s a difference between calling out aircraft and indiscriminately strafing and bombing your own cities and then police actions, which, frankly, have exceeded the use of force that any of us would want to see.”

Bloomberg.com, March 1, 2013.

The U.S. will provide support directly to Syrian rebel fighters for the first time, increasing U.S. involvement in the two-year-old war to oust President Bashar al-Assad, Secretary of State John Kerry said. The U.S., in its first official contact with the Free Syrian Army, plans to provide it with non-lethal aid such as medical equipment and ready-to-eat meals, and also will give the political opposition $60 million to offer basic services and better governance in areas it now controls, Kerry said yesterday at a conference in Rome of nations supporting the rebels. Kerry expressed strong support for ending Assad’s 12-year rule, while announcing limited steps that reflect U.S. wariness of getting drawn into the conflict and concern about Islamic extremists among the rebel factions.

theguardian.com, September 9, 2013.

The US secretary of state has said that President Bashar al-Assad has one week to hand over his entire stock of chemical weapons to avoid a military attack. But John Kerry added that he had no expectation that the Syrian leader would comply. Kerry also said he had no doubt that Assad was responsible for the chemical weapons attack in east Damascus on 21 August, saying that only three people are responsible for the chemical weapons inside Syria – Assad, one of his brothers and a senior general. He said the entire US intelligence community was united in believing Assad was responsible.

Business Insider, August 20, 2014.

In a heavily personal statement, Kerry mourned the death of James Foley, the journalist. He called the group, the Islamic State of Iraq and Syria (ISIS or ISIL), the "face" of a new "evil in this world," saying the U.S. would continue to confront ISIS "wherever it tries to spread its despicable hatred." And he said the group must be "destroyed. Later in a tweet, he went even further — Kerry said ISIS "will be crushed."

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Kiatto, "postato" il 11/08/14 alle 22:44:29

Una congiuntura climatica controversa

Il global warming pare procedere nella sua marcia inarrestabile anche perché, come dimostra il recente boom globale del fracking, la specie umana sembra incapace di controllare realmente le sue emissioni in termini di gas serra. Temo, infatti, che i combustibili fossili saranno sfruttati fino all'ultima goccia di petrolio o all'ultima particella di carbone a dispetto del notevole assortimento di fonti di energia alternative a disposizione.
Recentemente i livelli di concentrazione di CO2 hanno raggiunto la fatidica soglia di 400ppm dimostrando quanto la situazione sia sfuggita di mano.
Gli ultimi dati del National Oceanic and Atmospheric Administration confermano in modo spietato questo quadro desolante:  il Giugno del 2014, con un anomalia globale delle temperature superficiali pari a +0,72°C rispetto alla media del 20°C secolo, risulta il più caldo dell'intera serie storica. Spulciando le statistiche della NASA per trovare un mese sotto la media 1951-80 dobbiamo tornare indietro fino al febbraio 1994 con un'insignificante anomalia negativa di -0,01°C mentre per trovare un interno anno sottomedia dobbiamo risalire all'ormai lontano 1976. Gli anni che vanno dal 1880, inizio della serie storica, al 1936 sono, sono invece tutti caratterizzati da valori inferiori alla media 1951-80.
Se non bastassero le serie storiche delle temperature superficiali terrestri e oceaniche, a confermare il progressivo surriscaldamento, ci sono anche i dati satellitari relativi all'estensione dei ghiacci marini artici che, già di per se caratterizzati da una tendenza marcatamente negativa, hanno fatto registrare dei nuovi record negativi davvero catastrofici prima nel 2007 e poi nel 2012.
Prima di valutare l'ipotesi di abbandonare il pianeta, vale la pena di considerare che ci sono, almeno per il momento, ancora dei dati che stonano con la sinfonia del global warming. Proprio nello scorso Giugno, in un contesto di anomalie termiche globali da record assoluto, i ghiacci marini antartici, incredibilmente, stabilivano nuovi record di estensione stagionale. Altra fenomenologia di difficile interpretazione l'estensione della superficie innevata nell'emisfero boreale che mostra un trend pluridecennale sostanzialmente piatto. Anche el Niño, dopo l'ultima potente fiammata del 1997-98, sembra, negli ultimi anni un po' sotto tono.
Si tratta di semplici feedback solo apparentemente contraddittori di un sistema complesso oppure sono i segnali di un'almeno temporanea inversione di rotta?
Di certo c'è che dopo il periodo di eccezionale attività solare degli ultimi decenni, il ciclo 24, ci conferma un certo rallentamento. Per il momento non ci sono elementi solidi per affermare se si stia andando verso un periodo di marcata quiescenza del Sole tale forse da controbilanciare se, non addirittura, prevalere sull'effetto serra antropico oppure se si tratta di un fisiologico assestamento incapace di sottrarci al rovente destino che ci siamo apparecchiati.
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Kiatto, "postato" il 27/03/14 alle 23:15:12

La libertà non è gratis

Ieri il premio nobel per la pace 2009 in visita a Roma, preoccupato per gli eventuali tagli al budget NATO, ha affermato che "la libertà non è gratis". Il concetto espresso ricorda un po' quello della "protezione" fornita dalla criminalità organizzata, quello che nel gergo mafioso viene chiamato pizzo. Gli Stati Uniti, insomma, garantiscono la loro supposta protezione ai paesi "amici" ma c'è un prezzo da pagare. Oggi questo prezzo per l'Italia è rappresentato dall'acquisto dei costosissimi e, peraltro, difettosi aerei cacciabombardieri F35, gioiello dell'industria bellica statunitense.
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Kiatto, "postato" il 17/03/12 alle 15:29:07

Neoliberal paradox

In order to have higher employment we need economic growth.
Increases in productivity are the main factor responsible for economic growth.
Higher productivity cuts jobs.
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Kiatto, "postato" il 22/09/11 alle 22:58:22

Claustrofobia

In prossimità della prossima vigilia di Ognissanti (Halloween per gli anglofili) il numero degli individui appartenenti a quella specie di primati che va, al momento, per la maggiore dovrebbe raggiungere l'inquietante cifra di 7000000000.
Solo ieri, nel 1999, eravamo appena 6 miliardi, nell'anno in cui mio padre è diventato ufficialmente adulto eravamo, invece, 3 miliardi, 1 miliardo in più rispetto a quando il mio nonno paterno compiva, a sua volta 18 anni.
Mi viene un attacco di claustrofobia se focalizzo il mio pensiero su queste migliaia di milioni di individui brulicanti intenti a soddisfare i loro mutevoli e variegati bisogni la cui impronta ecologica è decisamente superiore a quella di qualunque altra specie.
Non solo siamo tanti e pieni di esigenze ma abbiamo anche un'organizzazione sociale che istiga allo spreco e all'individualismo a scapito di ogni razionalizzazione nell'uso delle risorse.
Il panico derivante da un simile scenario, forse foriero di qualche catastrofe globale, può però essere parzialmente mitigato dal fatto che la crescita demografica mondiale sta decelerando.
Appena qualche decennio fa, nel nostro pianeta, solo in poche aree "sviluppate" il tasso di fertilità totale era prossimo ai livelli di "rimpiazzo" mentre nella pressoché totalità dei "paesi in via di sviluppo" la transizione demografica era solo agli albori.
In pochi decenni, però, in un lasso di tempo decisamente inferiore a quello che era stato necessario in Europa, si è assistito a una rivoluzione nei pattern riproduttivi in vaste zone del pianeta dal Maghreb all'Indocina, dal Medio Oriente all'America Latina.
In meno di una generazione le donne iraniane sono passsate da una media di oltre 5 figli a meno di 2. A questa rivoluzione resistono solo gran parte dell'Africa subsahariana e alcune aree abbastanza marginali ma anche in queste zone si notano i podromi di un possibile cambiamento.
La spettacolare frenata nei tassi di fecondità totale non impedirà però alla popolazione globale di continuare a crescere e molto probabilmente la Terra raggiungerà i 9 miliardi di abitanti.
Quello che non è chiaro è, invece, cosa succede dopo la transizione demografica e se davvero potrà verificarsi un ridimensionamento della nostra specie che mi auguro comunque temporaneo e, soprattutto, non guidato dalla mortalità.
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Kiatto, "postato" il 13/03/11 alle 16:33:58

Déjà vu

Nell'estate del 2008 i prezzi delle materie prime macinavano nuovi record assoluti e, in particolare, il prezzo del petrolio raggiungeva un valore pari a oltre 14 volte quello del minimo relativo di 10 anni prima. Questi eventi funsero da innesco facendo esplodere le contraddizioni di un sistema economico pesantemente condizionato dalle speculazioni immobiliari e finanziarie. Tale crescita dei prezzi ingenerò, infatti, nelle banche centrali la solita corsa al rialzo dei tassi di interesse nel tentativo di scongiurare l'insorgere di spinte inflazionistiche. Ma il neoliberismo rampante aveva già minato il potere d'acquisto delle classi medie costrette oramai a ricorrere in modo sconsiderato al credito al consumo e la crescita del costo del denaro, con l'enorme numero di persone titolari di mutui a tasso variabile, non poteva, a quel punto, non determinare un tracollo dei mercati immobiliari.
In un simile contesto i titoli cartolarizzati corrispondenti ai crediti delle banche nei confronti degli aspiranti proprietari di immobili divennero carta straccia e il mercato finanziario si ritrovò sull'orlo dell'apocalisse.
Oggi sappiamo, ahimé, come è andata a finire, i governi, indebitandosi sempre più, hanno salvato, ovviamente con i soldi dei contribuenti, i colossi bancari sull'orlo del fallimento mentre coloro che più di tutti erano i responsabili di tale situazione, speculatori senza scrupoli insaziabili accumulatori di denaro, dopo una piccola pausa, hanno ripreso indisturbati le loro attività.
Certo quando poi l'agenzia di rating di turno svaluta il debito di qualche paese, causando tagli senza pietà al welfare e ulteriori restringimenti di cinghia agli ultratartassati lavoratori dipendenti, loro sono invece lì in prima linea a fare i loro giochini finanziari lucrando sui danni che hanno causato.
Detto questo la recessione negli ultimi mesi si era trasformata in una timida ripresa e i tassi di interesse, almeno quelli ufficiali, si erano adagiati su valori bassissimi.
Da qualche settimana, però, ci sono dei segnali che fanno pensare che la relativa "pacchia" sia già al capolinea.
Il prezzo del petrolio, infatti, è tornato ben oltre i 100$ al barile, mentre i tassi di riferimento, tipo l'euribor, dopo aver toccato i loro minimi hanno iniziato un'ascesa inesorabile. A questo punto la situazione inizia a presentare delle analogie con il 2008, sperando, per lo meno, che non compaia il temibile spettro della stagflazione.

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Kiatto, "postato" il 25/01/10 alle 23:24:07

Onde nella palude

Nella putrida palude la lieve ondulazione pugliese mette in evidenza una piccola incrinatura nell'equilibrio politico-economico dominante. La forte convergenza di interessi di una classe politica oramai blindatissima (grazie a soglie di sbarramento, abolizione delle preferenze e predominio massmediatico) e i gruppi economici che prosperano nutrendosi degli ancora copiosi denari dei contribuenti non è ancora riuscita a scongiurare lo spauracchio della politica e della partecipazione. Qua e la tra una lista grillo e un voto imprevisto alle primarie emerge a macchia di leopardo il desiderio di settori della società italiana di contribuire più direttamente alle decisioni sul proprio futuro. L'episodio pugliese, con l'oligarchia dominante impersonata dalla nomenclatura dalemiana e l'udc è stata sbaragliata da un improvviso scatto d'orgoglio della "meglio gioventù". I piani di privatizzazione dell'acquedotto pugliese da parte del gruppo Caltagirone e la partecipazione di Angelucci alla spartizione della torta della sanità pugliese sono ora seriamente minacciati. Pur disponendo dell'appoggio di tutti i principali partiti e di un vasto schieramento di giornali pronti a sparare a zero sul nemico la partita pugliese, dopo il trionfo del candidato di sinistra libertà ecologia alle primarie, è più aperta che mai. Vendola però non è Marrazzo, stavolta Libero ha trovato pane per i suoi denti. La politica, quella fatta di partecipazione diffusa e progetti di una società migliore è moribonda ma non è ancora morta.
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